Questa forma è ovviamente la latinizzazione del greco “gnosi seauton” γνῶϑι σεαυτόν riportato, si pensa, sul frontone del tempio di Apollo a Delfi.

Tale affermazione determina il fatto che, chi si pone d’avanti la porta del Tempio e quindi non è ancora entrato, non si conosce e, pertanto, per poter compiere un passo in avanti ed entrarvi, deve, per forza di cosa, compiere un lavoro di auto-osservazione; ma come possiamo conoscere qualcosa se prima non ne conosciamo l’esistenza? Da questo punto di vista, il Profano è posto d’avanti ad un paradosso poiché egli pensa inevitabilmente di esistere, ma molto probabilmente non si è mai chiesto se egli esiste o meno. È evidente che, per permettere all’uomo di porsi delle domande su sé stesso e la propria esistenza, questi abbia bisogno di uno shock o comunque di qualcuno che gli ponga il quesito: chi sono io?

Tale quesito è indirettamente posto proprio nel NOSCE TE IPSUM poiché è inevitabile che, per conoscere qualcosa, bisogna indagare e quindi porre delle domande.

Sarebbe alquanto auspicabile che, chi viene iniziato alla Libera Muratoria, avesse già compiuto questo lavoro, ma sappiamo benissimo che la società odierna sfugge in modo alquanto palese tale quesito e tale affermazione dell’Io. Ebbene, in tal senso le Logge possono porre rimedio attraverso il lavoro introspettivo che tutti gli Iniziati sono chiamati a fare. Un lavoro che non basa la propria essenza sulla speculazione, come spesso capita nelle logge mediterranee moderne, ma sulla introspezione; un lavoro che viene compiuto in parallelo con lo sgrossamento della pietra grezza per come qui noi stiamo cercando di spiegare il modo di operare.

L’auto-osservazione è una pratica molto semplice nel suo essere poiché procede attraverso esercizi che possono essere tranquillamente eseguiti da tutti ed in qualsiasi momento della giornata. In tal senso, ci sarebbero molte letture da consigliare, ma non vogliamo dare indicazioni che possano condizionare e limitare la ricerca del lettore. Pertanto, ci limiteremo solamente nell’argomentare l’aspetto teorico di tale magnifica e sacra disciplina.

Di fatto, l’atto dell’auto-osservazione comporta la presenza di due elementi: l’osservatore e l’osservato. In tal senso è come se l’operatore si sdoppiasse, come se, nel momento in cui ci si osserva, non si è più sé stessi. In effetti può sembrare un paradosso poiché se osserviamo qualcosa, è quasi elementare che questo qualcosa non possa essere l’osservatore stesso. Eppure, è così e questo è già una affermazione del fatto che non stiamo lavorando in modo scientifico, con delle leggi fisiche che determinano il movimento e l’esistenza di qualcosa. Quando ci si pone in uno stato di auto-osservazione, la fisica lascia il posto alla metafisica, ovvero a quella disciplina che si occupa delle cose sovrasensibili e, ponendosi nel mondo dell’essenziale e della più sottile realtà, è dunque metodo d’indagine della Verità.

Nel momento in cui ci auto-osserviamo, abbiamo dunque creato un riflesso di noi stessi in un mondo sovrasensibile, il mondo delle idee. È tale nostro riflesso che avrà il compito di portare il nostro stesso essere a varcare la soglia del Tempio interiore. Forse è proprio per questo motivo che si deduce il fatto per il quale, conoscendo sé stessi, si può pervenire alla Conoscenza di Dio. Se, infatti, il nostro essere percepito normalmente agisce nel mondo sensibile, il nostro riflesso che agisce nel mondo interiore può riuscire a compiere il V.I.T.R.I.O.L. e pervenire alla Verità. È dunque lo stesso Osservatore che compie l’opera di rettificazione e quindi sgrossamento della pietra grezza e tutto ciò avviene proprio nel mondo interiore e non, come pensano in molti, in un adeguamento del proprio essere alla morale del mondo moderno.

L’auto-osservazione è dunque alla base del lavoro spirituale del Libero Muratore; è l’essenziale che porta alla Conoscenza di ciò che noi siamo nella nostra più intima essenza. Per questo diventa importante porre la frase NOSCE TE IPSUM sull’architrave del Tempio, poiché è proprio sotto di essa che l’Iniziato diventa anello di congiunzione tra il mondo materiale e quello spirituale nel momento in cui si pone nello stato di auto-osservazione. Dopodiché, compiendo con il piede sinistro, un passo in avanti, avrà l’opportunità di vedere ciò che è dentro al Tempio; avrà modo di esplorare la simbologia del macrocosmo che si riflette nel suo essere che è il microcosmo ed andare a rettificare ogni sua singola parte attraverso il fuoco dell’osservazione.

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