Introduzione

Avevo già avuto modo di leggere questo libro qualche anno fa e con piacere lo ritrovo ora tra i lavori da fare.
Da qui avevo preso spunto per i nomi di Dio e appellativi delle Sephiroth da utilizzare per un rituale di cena mistica utilizzato nella mia officina massonica, dove cercavo di dare il giusto senso del sacro considerando l’emanazione dai Superni che arrivava a Malkuth per poi risalire attraverso le 7 libagioni dei pasti sacri.
Inoltre, ricordo che questa lettura aveva dato parecchi spunti sul lavoro già eseguito di dare una mia personalissima visione per ogni Sephirah che riporterò in questa relazione con alcune correzioni ed aggiunte derivate dal percorso intrapreso da allora ad oggi.
In questo studio avevo eseguito un percorso ascensionale da Malkuth a Kether. Qui eseguirò invece il percorso inverso, rifacendomi a quanto trascritto dalla Fortune.
Premetto che tutto quello che scriverò deriva non solo da speculazioni inerenti l’Albero Sefirotico, ma anche da ciò che la mia esperienza mi ha fatto conoscere di me stesso. Questo vuol dire che ogni trattazione è rivolta principalmente all’uomo, al microcosmo e soprattutto alla costituzione psichica di esso. Sono convinto infatti che, se da qui riusciremo ad eseguire un corretto lavoro di analogia, potremo allora trovare delle corrispondenze anche nel macrocosmo, ma al momento mi limiterò esclusivamente a ciò che è dentro di me, non avendo altro sul quale poter basare la mia trattazione.
Alla mia personale interpretazione aggiungerò dei riferimenti a quanto riportato dalla Fortune nel suo libro.
Ovviamente è tutto da intendere come una mia personalissima interpretazione e conoscenza, sicuramente non completa, dell’Albero della Vita e dell’esperienza umana. Inoltre, eviterò di dilungarmi troppo su ogni Sephirah per evitare di scrivere un libro e non un semplice mini trattato sull’argomento.
Per semplificare la lettura, ho elaborato uno schema come in seguito indicato:
- Mia definizione
- Spiegazione
- Esperienza personale
- Precedente relazione
- Simbolo associato nella precedente relazione
- Altro
Kether
1 – È la Volontà Manifesta.
2 – Una Volontà che difficilmente l’uomo riesce a comprendere in quanto, secondo me, associata a qualcosa di superiore anche all’inconscio collettivo al quale tutti noi siamo soggetti.
Tuttavia, se iniziamo un percorso introspettivo, possiamo risalire l’Albero della Vita fino all’ultima Sephirah e, se non il comprendere, perlomeno possiamo accertare l’esistenza di una Volontà apparentemente superiore che recepiamo e che, anche inconsapevolmente, attuiamo. Sarebbe sicuramente molto più interessante “essere” questa Volontà prima, ma per esserlo bisogna, secondo me, compiere completamente un percorso iniziatico.
Giustamente la Fortune sottolinea che Kether è la Corona e che questa sta sopra la testa e non è la testa. Questa Volontà infatti non è concepibile come parte del corpo, ma esterno ad esso. Un qualcosa che viene dal cielo nel senso di caelum, ovvero “nascosto”, “occulto”. Ed infatti Kether viene chiamata l’Intelligenza Nascosta.
3 – Simbolicamente posso definirla come una Luce senza forma, lo Splendore manifesto dell’Ein Soph Aur che discende in una dimensione percepibile. Kether infatti è percepibile, ma credo non comprensibile. Infatti, bisogna andare oltre la Ragion Pura, che lego a Binah e superare anche l’Intuizione, la conoscenza infusa legata a Chokmah.
Credo sia difficilissimo arrivare ad identificarsi con questa Sephirah. Ciò significherebbe identificarsi con Dio e, per quanto non reputi impossibile tale stato, sicuramente ritengo che il percorso sia lungo e periglioso e comunque comporti una non esistenza in questo piano.
Spesso ho pensato che il massimo raggiungibile dall’uomo possa essere un semplice stato di perplessità che lo induca ad accettare la Volontà ed a non esserne il centro emanante. Infatti, per quanto possa decidere di esprimere una determinata volontà, molto probabilmente questa è già stata condizionata da eventi e/o forze sottili che al momento non conosco e non percepisco o, nel migliore dei casi, da una entità che è ciò che veramente sono e che ancora non conosco. Qui si presume che debba esistere un lavoro di discernimento tra ciò che è una volontà riflessa derivata dai condizionamenti ed una Volontà pura. Forse l’uomo può arrivare alla conoscenza e conversazione con il Santissimo Angelo Custode che, secondo me, non è nient’altro che la massima percepibilità di Dio e che non è nient’altro che noi stessi pienamente sviluppati e realizzati. Non lo so per certo, ma la direzione è sicuramente il tendere verso questa conoscenza e mirare ad “essere”.
4 – È l’Uno che è Tutto. L’Uovo cosmico dal quale tutto diparte, tutto viene generato.
È la manifestazione del Non-Manifesto, l’Ain Soph, il Senza Fine.
Da Kether vengono generati Chokmah e Binah con le quali forma il triangolo Superno che genera le altre sette Sephiroth.
Qui l’uomo diventa Uomo e si identifica con l’Uno per il mezzo dell’intuizione (il nous) e della ragione (la ratio o “logos”).
5 –

6 – Il nome relativo a Kether è Eheieh che significa “Io Sono” e questo è forse l’unico modo di concepire sé stessi in quanto l’attribuzione di un aggettivo sarebbe limitativo rispetto all’illimitatezza che è Colui che È.
Essere significa generare, tramite la propria Volontà che è la Volontà di Dio, immagini che danno seguito al processo logico e quindi operazione magica.
Sarebbe interessante capire come compiere l’invocazione di questo Sé superiore e credo che in parte venga effettuato simbolicamente all’inizio della Croce Cabalistica, portando la luce da sopra se stessi fino al centro della testa per poi proseguire fino a terra. Penso tuttavia che per raggiungere questa percezione bisogna purificarsi completamente dai condizionamenti, rendere il cuore puro e quindi non avere pensieri riflessi generati da forze esterne. Bisogna raggiungere una situazione quasi di passività mentale, uno stato mistico nel quale l’Ego è completamente dissolto e nel quale si riceve questa conoscenza, questa Gnosi.
In una parte del libro, la Fortune afferma che Kether è l’abisso e viene associato anche alla svastica. Al momento non sono d’accordo perché, secondo me, l’abisso o comunque l’inconcepibilità è superiore anche a Kether. La svastica è secondo me il simbolo del nulla attorno al quale tutto ruota. Riconosco che è il simbolo dell’inconcepibilità di Dio (Ein) da dove viene emanato simbolicamente un raggio (Ein Soph Aur) che poi si manifesta in Kether. Tuttavia, la svastica mi dà un senso di movimento ed io non riesco a percepire movimento pensando a Kether. Ritengo più appropriato come simbolo una stella nera, come rappresentazione di un buco nero.
Un altro aspetto sul quale non sono d’accordo è quando parla che i Superni sono oltre la consapevolezza del cervello. Forse la mia comprensione è ancora lontana dalla Verità, ma per l’idea che mi sono fatto e le esperienze ricevute fin’ora, posso solo dire che Kether è oltre la consapevolezza mia, ma sono convinto che si possa raggiungere anche quella. Solo oltre ci è negato andare. A tal proposito, specifico che con consapevolezza non voglio intendere una comprensione, ma uno stato di coscienza nel quale ci si può riconoscere.
Forse è più appropriato dire che lo stato di Kether è divenibile, ma non concepibile in uno stato di consapevolezza “normale”.
Particolarmente mi colpisce l’affermazione che quando l’operazione magica è iniziata da Kether, la natura è con il Mago. Non posso che essere d’accordo in quanto Kether è Volontà divina e quindi iniziare un’operazione magica da Kether significa il riconoscersi nella stessa Volontà.
Forse il concetto dell’ipseità può aiutare a comprendere l’idea su Kether e vedo che nel sistema della Golden Dawn proprio l’ultimo grado è nominato Ipsissimus.
A questo punto però mi chiedo: se il raggiungere questo livello comporta il riconoscersi in Sé stesso (ipseità) dall’altra parte comporta che tutto ciò che si osserva e che prima era ciò nel quale ci si riconosceva, non è più parte di sé stessi, ma emanazione. Se invece si ha una percezione di Kether, ma ancora non ci si riconosce in Egli, ci si può riconoscere come emanazione, ma non come Principio. È un paradosso che forse non si risolverà mai, ma questo non significa che bisogna fermarsi. Forse è una risoluzione al problema della dualità, in quanto il contemplato ed il contemplante sono la stessa cosa, ma per contemplarsi è necessario scindersi in due, come guardarsi allo specchio.
Il contemplante può essere contemplato?
Questa è una domanda alla quale sto cercando di rispondere, ma al momento l’unica risposta è che per contemplare qualcosa è necessaria l’esistenza del 2.
Chokmah
1 – È la Conoscenza della Volontà tramite la visione della Luce senza forma (Kether). Il pensiero puro, immobile.
L’Intelletto, inteso come nous, ovvero come capacità umana di “vedere” le idee. In questa Sephirah, le idee sono però diverse da ciò che si può intendere per Hod, ovvero della visione degli archetipi; qui è più una visione dello splendore divino, del principio della Volontà.
Con soddisfazione vedo che questa mia definizione si lega molto all’esperienza spirituale individuata dalla Fortune, ovvero nella “visione di Dio faccia a faccia”.
2 – Trattandosi di una visione e quindi di uno stato nel quale non ci si riconosce con la Luce stessa, posso affermare che questa Sephirah è parte del corpo umano senza il quale non può esistere. Infatti, se Kether viene simbolicamente indicato come esterno e superiore alla testa, Chokmah è parte della testa dell’uomo.
3 – Facendo riferimento a quanto scritto nel punto 4, dall’esperienza pratica meditativa però ho potuto constatare che il termine a me più congeniale da associare a questa Sephirah era Sapienza, legando questo termine ad una Conoscenza o meglio Gnosi che deriva da un inidentificato stato dell’essere o meglio da una Volontà al momento incomprensibile (Kether). Quest’ultima definizione è sicuramente molto più legata all’intelligenza per come la intendo io e ne trovo conferma nel testo Yetziratico riportato dalla Fortune quando definisce il secondo sentiero come l’Intelligenza Illuminante.
Forse il termine Conoscenza Infusa può aiutare nella comprensione di questa mia interpretazione.
Questa definizione è derivata dall’osservazione di immagini che si presentano durante le meditazioni o, come forse è meglio definirle, contemplazioni di ciò che è all’interno. Faccio questa dovuta differenziazione perché per contemplazione intendo uno stato passivo nel quale si riceve la visione; uno stato nel quale non ci si riconosce più con il processo logico che è il pensiero. Forse per questo si dice che la vista del Padre Divino distrugga i mortali come col fuoco, perché il normale stato dei mortali (uomini) è quello del processo mentale compulsivo, mentre invece, se riusciamo a fermare questo processo, questo continuo ronzio della mente e ci mettiamo in uno stato di ricezione o di pensiero non ragionato, allora possiamo arrivare alla visione del Padre.
Potendo osservare queste immagini che davano seguito proprio al processo logico e quindi alla “comprensione” che è Binah, ho associato questo stato a Chokmah, ben consapevole che bisogna andare oltre le immagini stesse che, avendo una forma, sono la semplice produzione di condizionamenti esterni e/o interni o, nella migliore delle ipotesi, la rappresentazione concepibile dell’inconcepibile, la Luce che ha una forma. Tuttavia, questa ultima definizione credo sia più legata ad uno stato di Hod e Yesod dove si può avere la visione di queste immagini archetipiche.
Oltre alle immagini, ho potuto constatare l’esistenza di simboli che venivano osservati. Questi, molto più sottili e molto più difficilmente pervenibili alla coscienza, li ho interpretati come un qualcosa di meno condizionato e di proveniente direttamente dall’inconscio non più individuale, ma collettivo.
4 – Nella mia precedente relazione avevo compiuto un’inversione di comprensione tra Chokmah e Binah derivata dalla rispettiva associazione con Saggezza e Intelligenza.
Considerando per Intelligenza la sua derivazione etimologica da Intelligere, ovvero della capacità dell’uomo di osservare interiormente e quindi la sua associazione al nous platonico inteso come facoltà della visione delle idee, avevo scambiato le opinioni tra le due Sephiroth.
5 – In un primo momento ho associato questa Sephirah ad uno stato passivo, ma forse il modo migliore di descriverla è come uno stato attivo riflesso, in quanto questa Luce o Conoscenza recepita è innescante del processo logico in Binah. Pertanto associo il seguente simbolo.

Tuttavia, leggendo la Fortune, ho potuto constatare che ha dato ampio valore alla polarizzazione ed al duplice aspetto dell’essere maschile e femminile. Questo, forse va leggermente in contraddizione con quanto da lei stessa scritto, in quanto ha più volte evidenziato la parte attiva di Chokmah. Tornando alla mia principale interpretazione come stato passivo, forse sarebbe corretto dire che ogni Sephirah ha un duplice aspetto: femminile e passivo rispetto alla precedente, maschile e attivo rispetto alla successiva; cosa che lei stessa scrive. In questo modo potremmo evitare di dare una classificazione troppo arbitraria ai concetti espressi, liberandoci da schemi mentali che, proprio nel caso di questa Sephirah, dobbiamo assolutamente trascendere.
6 – Volendo riportare il tutto alla simbologia cristiana, Chokmah è il Logos divino, il Cristo che poi, dopo essere stato concepito da Maria (Binah) si manifesta in Tiphareth come Yeheshuah.
A sostegno di ciò riporto quanto segue:
Chi ha visto me, ha visto il Padre. (Vangelo secondo Giovanni 14, 9), legando questa frase all’esperienza spirituale relativa a questa Sephirah della visione di Dio.
Binah
1 – È il processo logico puro, la ratio incondizionata che riceve impulso dalla conoscenza infusa di Chokmah.
2 – Il pensiero incondizionato è riportabile alla meditazione e quindi alla concentrazione del proprio pensiero verso un’unica direzione, verso un centro che corrisponde alla più alta essenza di noi stessi e che chiamerò “cuore”, intendendo il principio della Volontà divina presente nell’uomo, quindi la Scintilla Animae di cui parla Meister Eckhart.
Riuscendo a porsi in questo stato meditativo, l’uomo può trascendere il pensiero stesso distaccandosi da esso, raggiungendo così lo stato di coscienza di Chokmah.
Riportando il processo da ascensionale a discensionale, Binah diventa madre in quanto, ricevendo l’impulso divino dalla precedente Sephirah, genera il concetto puro manifesto (la Parola). Ecco perché, secondo la mia visione, Binah è l’Immacolata Concezione del cristianesimo. Sappiamo benissimo che questa concepisce Yeheshuah ed infatti da Binah l’emanazione procede con 5 Sephiroth equilibrati nel centro da Tiphareth che è simbolicamente proprio Gesù manifesto, quindi messo in croce.
Leggendo la Fortune posso ritrovare qualche riferimento a questa mia ultima affermazione in quanto ella stessa afferma che l’immagine magica di Binah è una madre, una donna matura ed il suo appellativo è “la grande Madre fertile” e “Marah”. Quest’ultimo nome ha la stessa radice del nome Maria con la quale i cristiani conoscono la madre del Cristo.
L’aspetto legato invece a Saturno ed alla morte, secondo me consiste nella morte dell’aspetto egoico ed al pervenimento della purezza sostanziale dell’essere.
3 – In pratica, Binah è uno stato di esistenza del pensiero non convulso. Una consapevolezza di essere che erroneamente, secondo me, viene identificato come uno stato dove non ci sono i pensieri. Il pensiero c’è, ma si muove secondo quanto indicato dalla Volontà.
Praticamente, quanto generato da Kether che contempliamo attraverso Chokmah, serve da input al pensiero che è lo stato di Binah; questo pensiero a sua volta genera il concetto. Nel processo inverso e quindi legato a Saturno, la meditazione su qualcosa porta a distaccarsi dal pensiero per pervenire alla Conoscenza della Volontà. L’immagine di Saturno che mangia i suoi figli può aiutare nella comprensione di quanto sostengo, concependo i figli come pensieri.
4 – Come già scritto per Chokmah, nella mia precedente relazione avevo scambiato questi due aspetti dell’essere. Ora ritengo più corretto quanto sopra scritto in merito.
Riporto dunque solo la conclusione relativa ai Superni:
Per riuscire in questa impresa (parlavo del conseguimento della Gnosi), è necessaria la purezza che nell’uomo deve essere corporale e mentale.
Binah permette, tramite Chokmah e Kether, l’emanazione di Hesed, ma è rilevante specificare che, tramite l’unione con Chokmah, genera Da’ath la “Conoscenza” la quale permette un diretto contatto tra Tiphareth e Kether..
5 – In quanto madre e simbolo del Graal, non posso che associare questo simbolo

6 – Considerando che i Superni sono espressione del divino che è in noi, in quanto divino possiamo capire che tutto ciò che dell’uomo troviamo in questa area dell’Albero Sefirotico è incondizionato da eventi esterni e forse anche dall’inconscio collettivo che, invece, trasferisce la volontà di egregori dei popoli del mondo, delle nazioni, delle società e così via a scendere fino ad arrivare alla famiglia, attraverso immagini e simboli.
Ho potuto leggere che la Fortune, facendo riferimento al Sepher Yetzirah, indica in questa Sephirah un legame con la fede, ponendo quest’ultima non tanto come credenza, ma come “conoscenza” derivata dall’esperienza. Questo per me è di vitale importanza in quanto per fede intendo la massima espressione della conoscenza della Volontà, concepibile attraverso Binah.