La scena rappresentata nella carta è il salvataggio di Andromeda ad opera di Perseo, dal mostro marino Ceto.
Lo scoglio a cui è legata la donna è un chiaro riferimento alla materia, alla terra (come suggeriscono anche la sostanza e il colore delle catene: metallo nero), che è evidentemente non rettificata e limitante. Ad esso, la fanciulla è incatenata dalle mani, che nella tradizione Qabalistica rappresentano, avendo in totale dieci dita, le Sephiroth; ciò indica la limitazione del processo emanazionistico ed evolutivo: le Sephiroth vengono “imprigionate” dalle Qelipot, che ne impediscono la corretta espressione.

Andromeda è nuda e bionda, ad indicare la sua natura incorrotta e incorruttibile, chiaro simbolo dell’Anima umana e si trova sulla parte sinistra (passiva, occulta) dell’immagine. Ciò che non è manifesto di lei, è la posizione che le spetta: Andromeda significa “colei che signoreggia sugli uomini”, in senso lato. L’uomo deve essere guidato e “incoronato” dalla sua parte Divina, eppure il “Drago della Paura nelle acque della Stagnazione” (anch’esso parte di lui) lo ostacola.

Andromeda guarda verso destra: la direzione simbolica dell’azione, del divenire, corrispondente al Pilastro della Misericordia sull’Albero della Vita, ma anche dell’eccesso, dell’espansione incontrollata e della cupidigia. Su questo lato, infatti, Ceto è intento ad aggredire la ragazza con i suoi artigli, quattro su ogni mano, che in opposizione a quelle di Andromeda mancano del quinto elemento, la quintessenza, la Shin innestata nel Tetragramma che integra gli Elementi e li governa. Dieci, però, sono i denti del mostro: sono le Qelipot summenzionate, intente a sovrastare le loro controparti. Il Drago è di un verde sporco ad indicare la corruzione di Netzach e di Venere che si manifestano come lussuria, sfrenatezza e brama di potere. Ceto è un mostro marino, quindi la sua natura è acquea.

Questo indirizza l’esame della carta su un piano emotivo/mentale: la creatura mostruosa infatti è inconscia e nasce dall’inconscio, per questo è più subdola e pericolosa, soprattutto da riconoscere. Nella mitologia classica Ceto rappresenta i pericoli del mare e dell’ignoto, similmente al Leviatano Biblico, il drago marino il cui nome significa “contorto” quindi caotico come le emozioni quando non vengono dirette dalla Volontà. Il Leviatano era anche associato al peccato dell’invidia che Giotto rappresenta come un serpente che si divora (in realtà divora la donna che è un tutt’uno con egli stesso), quindi si riferisce anche al caos della Caduta dell’uomo e all’Heimarmene, cui egli è sottoposto.

Il fine dell’Iniziato però, è proprio il superamento di questa condizione: gli Oracoli Caldaici ci suggeriscono che “Nel gregge della fatalità non cadono i teurghi” e, per questa ragione, in soccorso dell’Anima arriva irrompendo
da un luogo “esterno”, sia alla carta che alla mera dimensione spaziale, Perseo: ecco la parte dell’uomo che viene provvidenzialmente illuminata dall’intuizione Divina. Perseo reca seco i simboli dell’aria/pensiero (elmo alato e spada sguainata), ad indicare la capacità di fendere qualsiasi “sostanza” posta tra lui e il suo Se superiore (Andromeda). Lo scudo dell’eroe è ornato di un sole a dodici raggi e lo porta davanti a sé nella mano sinistra, direzione del “passato”: egli è già riuscito a superare i dodici archetipi dello zodiaco, è diventato un “oltre-uomo”, ed è quindi padrone del micro-macrocosmo.

Se a sinistra è presente solo Andromeda, a destra osserviamo Perseo in posizione gerarchicamente superiore a Ceto che, ciononostante, esiste anch’esso. Il significato della carta pertanto si può riassumere con l’idea della “scelta”. L’uomo deve scegliere di accordare il suo volere a quello del Summum Bonum e ciò può avvenire solo grazie a una risonanza tra le due volontà: inferiore e superiore.

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