“Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!”

Perché Cristo viene definito come “agnello”?

Storicamente viene spiegato che trattasi dell’agnello sacrificale della Pasqua ebraica e pertanto Cristo viene sacrificato sull’altare del Signore per salvare l’umanità dal peccato. Indubbiamente questa è una spiegazione che può benissimo essere accettata, in quanto Cristo, offrendo sé stesso in sacrificio, è Sacerdote secondo l’Ordine di Melkitzedek, separando ancora una volta il vecchio dal nuovo testamento e definendo la figura del vero Iniziato che raggiunge la Rubedo, compiendo non più la propria volontà, ma divenendo manifestazione della Volontà di Dio.

C’è tuttavia da precisare che l’agnello è figlio dell’Ariete e quest’ultimo è l’animale simbolo per eccellenza di Israele dal quale si ricava lo שופר Shofar, il corno che viene suonato durante alcune funzioni religiose ebraiche e soprattutto l’animale che venne sacrificato da Abramo al posto del figlio Isacco. Nell’iconografia indiana, troviamo una immagine molto importante per spiegare questo concetto; si tratta del dio Agni, il dio del fuoco.

Come possiamo ben vedere, il dio Agni cavalca un ariete ed in mano tiene uno strumento che sembra un’ascia. Questa immagine non è nient’altro che la rappresentazione simbolica di ciò che avviene nell’uomo. Infatti, dobbiamo considerare che l’ariete ha le corna a forma di spirale e la spirale è una forma armonica che viene acquisita dalle galassie nel loro moto nell’universo. Oggi, attraverso l’acquisizione di conoscenze scientifiche, sappiamo benissimo che al centro delle galassie si trovano i buchi neri ed il nero è un colore di cui abbiamo fin qui parlato ampiamente, associandolo alla tenebra dalla quale nasce il Logos. Il dio Agni cavalca l’ariete in quanto da questi viene generato, così come il Logos viene generato dalla mente umana purificata. Ecco perché Cristo è l’Agnello di Dio: perché Egli è Agni, il Dio del Fuoco, il raggio in estensione di cui nello צמצום Tzim-Tzum e la Luce che viene per gli uomini. Egli brucia ogni cosa, così come d’altronde è trasmesso tramite il Titulus Crucis I.N.R.I., che secondo alcune tradizioni occultiste europee è traducibile in Igne Natura Renovatur Integra, ovvero “Il Fuoco rinnova integralmente la Natura”. È tramite l’azione del Fuoco, simbolo per rappresentare l’azione concentrante del Logos sulla mente, che vengono esorcizzati i demoni ed è per questo che si dice che Cristo è esorcista! Si ricorda infatti l’episodio trattato in Luca 8:2 dove si dice appunto che:

C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni.

Inoltre, ritornando alla figura del dio Agni, si nota che esso tiene in mano un’ascia bipenne, una scure per precisione. Questa scure ha a che fare con il simbolo cristiano del pellicano.

Infatti, il sacro uccello riportato in molte immagini relative al Logos, deriva il suo nome dal greco πέλεκυς pelekys e quindi dal sanscrito paracu, che significa appunto “scure”, per la forma del suo becco. Questa associazione definisce ulteriormente l’azione del Logos nei confronti dei nemici dell’uomo: i demoni. Questi vengono esorcizzati dal Fuoco, dalla concentrazione della mente verso un unico obiettivo. L’uomo, nella sua incapacità di concentrare la propria mente, che secondo la simbologia dei padri del deserto è dovuta alla presenza dei demoni, rimane condizionato ed è quindi peccatore, cosa che viene perfettamente indicata dalla parola ἁμαρτία amartìa, che significa l’atto di fallire l’obiettivo tirando con un arco la propria freccia. I demoni possono però essere esorcizzati tramite la concentrazione, l’azione del Fuoco e quindi vengono scacciati dal dio Agni o, volendo utilizzare la simbologia cristiana, dall’Agnello di Dio che è appunto il Logos. La lotta tra il Fuoco e i demoni viene combattuta attraverso l’utilizzo del pelekys, del pio pellicano rappresentato dalla scure di Agni e dal pellicano cristiano. La scure, tagliando, separa l’immondo dal purificato, attuando così l’azione del sacro, parola che, etimologicamente, significa appunto separare.

Il sacro uccello viene citato poche volte nelle sacre scritture; in particolare nel salmo 102:

Sono simile al pellicano del deserto.

L’associazione che troviamo con il deserto ci dona ulteriori spunti poiché sappiamo già che il Logos nasce dal deserto, dalla mente umana, così come citato da Isaia 40:3, ma di questo parleremo in un altra occasione.

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