L’eredità dei Custodi del Tempio

Vi cingo ora la fronte di questa corona di Lauro e di Ulivo;
vi insegni a vincere le vostre passioni e a vivere sempre in pace con i vostri Fratelli. [1]

Sono molti i riferimenti che si trovano all’interno dei rituali che danno modo di poter pensare che bisogna trovare una giusta complementarità tra gli opposti che si esprimono nei diversi stati dell’essere.

Uno di questi è l’incrocio dei rami d’alloro e d’ulivo del IV grado dei Maestri Segreti che, secondo questa ricerca, simboleggia l’unione tra il potere temporale e quello spirituale.

Il Lauro – il potere Temporale

L’alloro veniva usato per creare delle corone con le quali venivano insigniti i Generali in segno di vittoria.[2]

Quest’albero, con le sue foglie, è quindi simbolo di potenza e comando nel mondo materiale e, trasponendo in senso esoterico questa associazione, di possesso del mondo, così come indicato nella parola di passo del grado di Maestro Massone, ovvero Tubalcain che significa appunto “possesso del mondo”.[3]

Questo “possesso” indica una chiara capacità di dominio su quei componenti che costituiscono l’uomo, i 4 elementi (Terra, Acqua, Aria e Fuoco) che vengono simbolicamente domati nel viaggio iniziatico che il Profano affronta. L’iniziato, ponendosi metaforicamente al centro della croce dei 4 elementi, ne diventa padrone e ritorna a quello stato primordiale che, come dice Guénon,  «altro non è che la condizione preliminare della conquista effettiva degli stati sovra-umani».[4]

Il centro di questa croce costituisce il V elemento ed il ritorno dell’Uomo allo stato di Figlio di Dio, così come simbolicamente espresso dalla Stella Fiammeggiante (elemento a 5 punte).[5]

Di notevole importanza il collegamento con la saga dei Cavalieri della tavola rotonda. Infatti, Re Artù, il cui nome significa “orso” (ed appunto questo animale rappresenta il potere temporale nella tradizione celtica), era figlio di Uther Pendragon, il  «capo dei cinque», cioè il re supremo che risiede nel quinto regno, quello di Mide o di «mezzo» situato al centro dei quattro regni subordinati che corrispondono ai quattro punti cardinali.[6]

La vittoria sulle passioni, riportato nel rituale, permette quindi l’incoronazione con le foglie di alloro e la riconquista del regno da parte del Re.

L’Ulivo – il potere Spirituale

Fratello, ricevendovi nella qualità di Maestro Segreto vi ho destinato un posto tra i Leviti perché possiate essere fedele custode del Sancta Sanctorum, Tempio del Signore.

L’Ulivo è il simbolo di pace per eccellenza e, in quanto tale, può essere riportato ad un significato strettamente spirituale, tant’è che l’olio veniva utilizzato per la sacra unzione dei sacerdoti, ma anche dei Re per dar loro una consacrazione divina.

Il potere spirituale è legato, nella tradizione ebraica, alla dinastia sacerdotale dei Leviti (membri della tribù di Levi). Questi, custodi della tradizione e del Tempio, avevano il compito di trasportare l’Arca dell’Alleanza e di compiere sacrifici in nome di Dio.

In contrapposizione al potere temporale, rappresentato dall’orso, quello spirituale veniva, nella tradizione celtica, rappresentato dal cinghiale.

I Re-Sacerdoti

Clodoveo I
(Re Merovingio dal 481 al 511 d.C.)

L’unione del Lauro e dell’Ulivo rappresenta quindi l’unione dei due poteri, temporale e spirituale, che si congiungono nella figura del Re-Sacerdote, il “Pontifex” tra Terra e Cielo, colui che è intermediario tra l’uomo e Dio.

Sembra che questa figura abbia avuto origine sin dalle prime civiltà oggi conosciute. I governanti Sumeri avevano infatti il doppio incarico di essere Re e Sacerdoti allo stesso tempo.

Da Sumer, parte una linea dinastica che segna il tempo, passando dall’Egitto, con i Faraoni, a Gerusalemme, con la presunta linea di sangue di Davide e del Graal, fino ai Merovingi.

Un’altra linea di sangue è quella degli Scoti o Sciiti che, partendo dalla regione dei Balcani (Scizia), si insedia dapprima in Irlanda intorno all’800 a.C. per poi arrivare nel nord dell’attuale Gran Bretagna, in Scozia[7], dove si crede si sia ricongiunta con la linea proveniente dal Medio Oriente.

Dagli Scoti è nata la dinastia regale dei Pendragoni e quindi di Re Artù.

Da notare il fatto che i Pendragoni, provenienti comunque da una linea di sangue reale, venivano eletti da un consiglio di saggi (druidi), preposto ad indicare quello che veniva chiamato Re dei Re.[8]

Questa elezione differenzia quindi il riconoscimento del Re su base strettamente genealogica, come potrebbe essere per i Sacerdoti Leviti, e lo pone sul trono in base alle qualità interiori.

La stirpe dei Re-Sacerdote viene interrotta con l’intervento della Chiesa di Roma, la quale si autoproclama detentrice del potere spirituale e mette al capo della dinastia regale europea Pipino il Breve, padre del futuro imperatore Carlo Magno.

Sacerdozio Nazireo

Esiste un altro sacerdozio rispetto a quello Levitico e che non fa riferimento ad alcuna discendenza o appartenenza ad una casta: quello Nazireo secondo l’ordine di Melkitzedek.

Questo sacerdozio, di cui parla anche S. Paolo nella lettera agli Ebrei riferendosi alla figura di Cristo, è derivato da un voto personale, una auto-consacrazione a Dio ed era ciò che professavano e nel quale si riconoscevano gli Esseni, setta ebraica alla quale si dice appartenesse lo stesso Yehoshua e dalla quale si è evoluto il cristianesimo gnostico.

La setta essena sembra debba essere una derivazione mosaica della cultura sacerdotale egiziana dove i seguaci di Iside venivano chiamati “Figli della Vedova”[9], in chiaro collegamento con la tradizione massonica che, evidentemente, ad essi si rifà in alcuni simboli.  

Questi avevano il ruolo di custodi della Tradizione e conservavano gelosamente le “chiavi” della trasmutazione, che trasmutavano un uomo in un Uomo-Dio, e lo rendevano Re-Sacerdote alla maniera di Melkitzedek, medesimo ruolo che in Egitto vantavano i Sacerdoti Heliopolitani: preparare il Faraone, nel caso degli esseni il Nasi ah Eddà, e fargli assumere il doppio ruolo di Re e Sacerdote.

Questo ruolo lo assunsero nei confronti di Yehoshua che, diventato apprendista, vestendo di nero e facendosi crescere i capelli e la barba, divenne un seguace di Iside-Netzah, la Nera ma Bellissima, quindi un Figlio della Vedova.[10]

Proprio dalla tradizione egizia vedremo che è stato preso il simbolismo del lauro e dell’ulivo.

I Nazirei portavano i capelli lunghi per voto e questo aspetto, oltre alla taumaturgia, li lega in qualche modo ai Re Merovingi che, secondo fonti storiche non riconosciute, sono i discendenti della linea di sangue di Cristo.

I Maestri Esseni, dunque, erano i Custodi della Tradizione di Melkitzedek e del sacerdozio eterno così come i Maestri Segreti lo sono del Sancta Sanctorum (chiamato anche Tempio di Melkitzedek [11]). Il fatto stesso che il Rito Scozzese Antico ed Accettato non si fermi al IV grado, indica che, con l’avanzare dei gradi, bisogna staccarsi dal concetto di sacerdozio levitico per intraprendere la strada del sacerdozio nazireo, secondo l’Ordine di Melkitzedek.

Tradizione Celtica e Indù

Nella tradizione celtica, il Lauro e l’Ulivo erano sostituiti rispettivamente dalla quercia e dal vischio. Questi simboli erano il vessillo dei Druidi che, nonostante fossero principalmente i detentori del potere spirituale, li rappresentavano entrambi, come tra l’altro si evince dal loro stesso nome (Dru-Vid – Forza e Saggezza).[12]

Come già accennato precedentemente, il potere temporale e spirituale erano raffigurati rispettivamente dall’orso e dal cinghiale.

Una curiosità è che la costellazione dell’Orsa Maggiore, che gira intorno alla stella polare, era prima associata al cinghiale. Questa sostituzione sta ad indicare la presa di posizione nel tempo del potere temporale su quello spirituale avvenuta, secondo Guénon, all’inizio dell’attuale ciclo astronomico (Kali-Yuga). L’importanza data a questa costellazione, ci induce a pensare che la tradizione celtica sia direttamente depositaria della tradizione iperborea, precedente addirittura a quella atlantidea ed all’attuale.

Sappiamo che la costellazione dell’Orsa Maggiore è formata da sette stelle ed in qualche modo può essere collegata ai sette componenti della camera di IV grado dei Maestri Segreti che girano intorno alla stella polare, da identificare in questo caso con Salomone, o anche ai sette componenti che formano una Loggia giusta e perfetta. L’Orsa Maggiore, nella cultura indù, veniva chiamata Sapta-Riksha (i 7 Rishi); i Rishi erano le sette luci dalle quali fu emanata la Sapienza.[13] Questo, forse, può portare il Massone ad una ulteriore consapevolezza del proprio ruolo nel mondo, in quanto può comprendere che deve essere luce di Sapienza e d’Amore nel mondo e per il mondo.

Tradizione Egizia e Qabbalah

Tra le foglie del Lauro e dell’Ulivo la dea Iside nascose la chiave d’avorio necessaria ad aprire le porte rappresentate dalle discipline ermetiche, dai riti, dai simboli, necessari per la ricomposizione del corpo di Osiride smembrato da Seth. Questa è la prima fase dell’insegnamento iniziatico egiziano che, in totale, è composto di tre fasi:

  • Acquisire le conoscenze sacre;
  • Analizzare tali conoscenze;
  • Integrare l’Anima individuale nel Tutto[14].

Tre fasi proprio come i tre gradi della Massoneria Azzurra.

Ma perché proprio tra le foglie di questi alberi? Qual è il loro significato?

Forse indicano i due aspetti della conoscenza intesa come Saggezza, associata al sapere del mondo terreno e quindi al potere temporale, e Gnosi, associata al sapere celeste e quindi al potere spirituale? E la Z di Ziza (Splendore) posta al centro dei due rami, come tracciato nel grembiule del IV grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato, è dunque da associare a questa chiave che, essendo spezzata, deve essere riunita, come ad indicare di riunire i due stati di conoscenza?

Se proprio alla conoscenza è associata la chiave di Iside, è possibile che abbia a che fare con il Da’ath (che significa appunto Conoscenza) dell’albero sefirotico della Qabbalah?

Da’ath è l’unica Sephirah invisibile dell’albero della vita e si trova al centro di una intersezione tra altre Sephiroth che, partendo in basso da Tiphareth (la Bellezza), si diparte da sinistra con Geburah (la Forza) e Binah (l’Intelligenza), e da destra con Chesed (l’Amore) e Chokmah (la Saggezza), per poi ricongiungersi in alto presso Kether (la Corona).

Forse i due rami di Lauro e Ulivo corrispondono a questa intersezione dove al centro si trova proprio la conoscenza?

Altra conclusione legata alla Qabbalah potrebbe derivare dal fatto che Binah, rappresentando la Comprensione, possa essere associata alla ragione e quindi ad una caratteristica peculiare del Re legato al ramo di Lauro; mentre Chokmah, rappresentando la Sapienza, possa essere associata all’intuizione e quindi ad una caratteristica peculiare del Sacerdote legato al ramo d’Ulivo. Da’ath scaturisce dall’unione di queste due Sephiroth e quindi corrisponde ad una conoscenza molto più profonda di quella che si potrebbe intendere con la cultura.

Inoltre, la Z di Ziza, sarebbe l’unione dei sentieri che, partendo da Chokmah finisce in Geburah, con la premessa di porsi nelle condizioni di meditare sul Microprosopos, ovvero sull’Uomo, per creare la forma a Z.

Conclusioni

Il possesso del mondo, della materia e quindi il potere temporale, rappresentato dall’alloro, insieme al potere spirituale, rappresentato dall’ulivo, uniti sotto (a copertura) della chiave, indicano che l’uomo deve realizzarsi pienamente tramite l’unione di questi due aspetti ed allora, e solo allora, sarà Re e Sacerdote, custode del Tempio, della Conoscenza, della Gnosi che comporta l’integrazione ed identificazione con il Tutto, con Dio.

Il Massone, arrivando all’apice della piramide massonica, diventa Re-Sacerdote e rappresentante del potere divino sulla Terra.

Re del suo Mondo, del mondo materiale, passionale e dei 4 elementi; è colui che possiede il mondo (Tubalcain), vittorioso su di esso e lo regna con saggezza.

Sacerdote del mondo spirituale, interiore, dove l’uomo trova sé stesso e trova Dio. È colui che rende sacro sé stesso (si sacrifica) e lo dona a Dio.

Per ri-entrare in questo Tempio interiore, nell’Arcadia greca, nella Thule iperborea o Agarttha indù, deve aver già compiuto quella trasmutazione alchemica che l’ha trasformato in oro e quindi in Re-Sacerdote.

A questo punto, il Massone si identifica come depositario della tradizione di Melkitzedek (Re di Giustizia), definito come Re del Mondo e rappresentante, o forse è meglio dire “incarnazione”, dell’Intelletto Divino sulla Terra. Re della città di Salem, il cui significato è “Pace”, è allo stesso tempo rappresentante appunto della Pace e della Giustizia, quindi Re-Sacerdote.

Quanto riportato fin qui deve dare al Massone quel senso di assoluta responsabilità che il suo ruolo esercita nei confronti di sé stesso e della società. Il lavoro che si prefigge di eseguire è estenuante e, certe volte, anche doloroso. Tuttavia, diventando un Libero Muratore e continuando a lavorare duramente su sé stesso, si sa già che dalla putrefazione del suo Ego potrà nascere (Mac Benach) e crescere, se lo vuole veramente, quella scintilla divina che è l’emanazione di Dio dentro di lui.


[1] Rituale di iniziazione al grado dei Maestri Segreti

[2] Wikipedia

[3] La Simbologia Massonica – J. Boucher

[4] Il Re del Mondo – R. Guénon

[5] Catechismo del grado di Compagno d’Arte

[6] Simboli della Scienza Sacra – R. Guénon

[7] Mito e Magia del Santo Graal – L. Gardner

[8] Mito e Magia del Santo Graal – L. Gardner

[9] Nazirei. Un sacerdozio iniziatico – M. Plato (mikeplato.myblog.it)

[10] Gli Esseni – P. Forgione (www.rebis-puntoluce.it)

[11] Imago Templi, libro IV – Athos A. Altomonte (www.esonet.it)

[12] Simboli della Scienza Sacra – R. Guénon

[13] Simboli della Scienza Sacra – R. Guénon

[14] Magia e Iniziazione nell’Egitto dei Faraoni – R. Lachaud

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