La Stella Fiammeggiante, all’Oriente, è la Luce che illumina il mondo ed è l’emblema dell’Uomo ridivenuto Figlio di Dio.

Con questa frase, uno dei catechismi del grado di Compagno d’Arte, ci spiega cosa è la Stella Fiammeggiante.

Già solo questo potrebbe bastare, ma è giusto andare più a fondo nei simboli e nelle parole per poter analizzare fin nella più intima essenza ciò che è la Verità.

Cosa è dunque “la Luce che illumina il mondo”?

Affidandoci alle nostre consuete meditazioni, nel corso degli anni abbiamo potuto appurare che il simbolo della Luce, seppur così spesso trattato all’interno delle Logge massoniche, purtuttavia non porta quasi mai a compimento di quello che dovrebbe essere un percorso di comprensione di ciò che è alla base della Libera Muratoria. È dunque arrivato il momento di poter dare ulteriormente lustro a ciò che di per sé non dovrebbe averne bisogno proprio perché di luce stiamo parlando. Diamo dunque aiuto a chi, fino ad oggi, ha utilizzato dei metodi conoscitivi convenzionali, profani oserei dire, per ciò che invece è trattato in ambienti che di profano e mondano non dovrebbero avere niente. Per poter trattare di certe tematiche, non si può continuare imperterriti ad utilizzare il processo logico, la speculazione, il processo razionale; è necessario trascendere la mhatèin per andare oltre alla nostra capacità di razionalizzare ogni cosa, per andare in un mondo dove neanche il phatèin può concedere una conoscenza, poiché neanche di emozioni stiamo parlando. Spesso su Theoria ed in particolar modo sul nostro Podcast “Secondo l’Ordine di Melkitzedek”, abbiamo parlato di conoscenza intellettiva, ricordando che l’Intelletto non è la razionalità, ma la capacità dell’uomo di osservare le immagini nel mondo delle idee, nell’Iperuranio Platonico o nel Mundus Imaginalis di Corbin. Questa osservazione permette di recepire dunque non dei concetti, ma delle immagini, dei simboli che apportano conoscenza e questo tipo di conoscenza, riprendendo i termini greci soprariportati, è definibile come thigèin, ovvero una conoscenza del tocco, o meglio una conoscenza che “afferra” le immagini e quindi una noesis. Per poter afferrare questa conoscenza è necessario porsi in uno stato contemplativo e riuscire a non dimenticare ciò che sono le conoscenze immediate ricevute. Si, “dimenticare” perché, trovandoci in una dimensione non razionale, la nostra mente tende a non assimilare tale conoscenza e pertanto la memoria deve essere utilizzata in diverso modo rispetto al metodo convenzionale che avviene attraverso l’utilizzo della parola e della concatenazione di concetti.

Dunque, avendo potuto attingere a questo tipo di conoscenza, ricordiamo che il concetto della Luce nella Massoneria è quello relativo alla Influenza Divina. Pertanto, essendo la Stella Fiammeggiante un simbolo di emanazione della Luce, è alquanto semplice poter dedurre che è dunque il simbolo del Principio Divino dal quale viene emanata questa Influenza che il cattolicesimo chiama Spirito Santo e l’ebraismo Mezla Qadisha.

A questo si deve aggiungere che, come riportato nella citazione all’inizio del testo, questa Stella Fiammeggiante è anche l’emblema dell’Uomo ridivenuto Figlio di Dio. Ciò ci porta a considerare che se è “ridivenuto”, prima non lo era o perlomeno aveva perso questa condizione.

Sorge spontanea, a questo punto, la domanda: se non era Figlio di Dio, chi era?

La riposta non può che essere semplice, poiché era dunque figlio dell’uomo. Tutto questo ci riporta indubbiamente a ciò che è uno dei simboli più importanti della Massoneria Scozzese, ovvero il Verbo e questo Verbo, che il cristianesimo identifica in Cristo, non è altro che la traslitterazione latina della parola greca logos e quindi della “parola” che, in Massoneria, è stata perduta. Difatti, nei Vangeli è proprio il Cristo che si definisce “figlio dell’uomo” e che qualcuno dice sia il “Figlio di Dio”. Il significato di questi epiteti è stato già definito nella nostra rivista, ma ne riportiamo l’estrema sintesi per chi non ha avuto il piacere di leggere e/o ascoltare i nostri interventi.

Per figlio dell’uomo si identifica il pensiero umano nella sua forma razionale e spesso compulsiva poiché condizionata da enti esterni ed interni all’uomo stesso.

Per Figlio di Dio si identifica il pensiero razionale ispirato da Dio, nato da una mente Vergine ovvero in uno stato di quiete.

Pertanto, prendendo spunto da queste due definizioni, è chiaro che la Stella Fiammeggiante è l’emblema di un cambiamento di condizione del pensiero dell’uomo che avviene grazie ad un lavoro che la Massoneria indica chiaramente nel suo scopo, ma non precisamente nel metodo.

Questo lavoro, che in un primo momento non è nient’altro che lo “sgrossare la pietra grezza”, porta l’uomo a purificare sé stesso e, dopo aver raggiunto il silenzio interiore, questo viene non più riempito da condizionamenti negativi, ma accompagnato nella sua esistenza dai flussi dell’Armonia Celeste, ovvero e più semplicemente esprime pienamente il proprio potenziale.

Tuttavia e come è giusto che sia, per conoscere il simbolo, bisogna essere il simbolo e quindi, ogni Fratello che viene elevato al grado di Compagno d’Arte, deve compiere questa trasmutazione alchemica, deve raggiungere l’Albedo che è appunto la liberazione del proprio pensiero dai condizionamenti e fissarsi successivamente nella Rubedo dove riceve l’Influenza Divina, la noesis di cui si parlava precedentemente e che permette poi all’uomo stesso di poter essere, dopo il ritorno alla condizione di vicinanza all’Armonia Universale e quindi di espressione del proprio potenziale fino a quel momento non ancora espresso, manifestazione di Dio stesso.

A tal proposito è necessario ammettere che, spesso e volentieri, chi si approccia al percorso iniziatico di qualsivoglia tradizione, non ha raggiunto quella individuazione che permette la massima espressione dell’uomo. Proprio per questo la Massoneria propone, nel suo grado di Apprendista Libero Muratore, un lavoro di sgrossamento, poiché spesso è necessario spogliarsi dai condizionamenti sociali e psicologici che si auto-formano nell’uomo.

Ricordiamoci a questo punto che i gradi della Massoneria sono 3 e pertanto questa massima realizzazione, questa divinizzazione che ha portato l’Iniziato ad esprimere sé stesso nel suo pieno potenziale, dovrà affrontare qualcosa che va al di là di tutto quanto riuscito a costruire fino ad ora.

Lo vedremo nella camera di mezzo!

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