Oggi parleremo di un concetto a me caro che ho avuto l’opportunità di affrontare qualche giorno fa con un mio carissimo Fratello: il concetto del “Focolare domestico”.
Questa è una parola che ho affrontato per la prima volta tanti anni fa, grazie anche a delle letture che faccio sempre e che mi hanno aperto un mondo, in qualche modo, prospettando possibilità diverse per affrontare un percorso iniziatico, interiore.
Questo concetto è un qualcosa che rivoluziona l’atteggiamento di chi ha scelto nella vita di avere una famiglia, di avere degli impegni sentimentali verso le altre persone quali una moglie, un marito, i figli, i parenti ed è legato molto al concetto di compassione poiché, proprio nel condividere il proprio amore con queste persone, si dà parte di sé stessi.
Questo argomento è stato trattato perché spesso e non solo in questo mio Fratello, ho potuto constatare che si ha la difficoltà nel riuscire a trovare dei momenti in cui ci si può porre in uno stato meditativo o rituale.
Chi affronta questo tipo di percorso ha già degli impegni con la famiglia, degli impegni che non gli permettono spesso di poter recarsi al tempio per lavorare con gli altri fratelli nella ritualità, nella cerimonialità che la maggior parte degli iniziati svolge; o anche semplicemente non si ha il tempo di riuscire a dedicare quella mezz’ora a settimana seduti su una sedia, in un angolino della propria abitazione, magari con un pizzico di incenso ed una candela accesa e rivolgere lo sguardo, l’attenzione al proprio interno.
È comprensibile questa situazione poiché oggi la società è molto velocizzata e quindi il lavoro, la famiglia, gli impegni non ci permettono di fermarci.
Quindi, certe volte, questa nostra scelta di seguire un percorso iniziatico va a sbattere contro un muro.
Certe volte non capiamo il perché di questo muro.
Ci sono Fratelli che mi hanno detto di non poter partecipare agli incontri all’interno di un tempio perché la moglie o la compagna non condivide questo atteggiamento, questo percorso; secondo loro non c’è bisogno di vedersi in un tempio e non sbagliano in effetti, ma c’è da dire che è importante riunirsi in un tempio, perché si ha la possibilità di riuscire a venire a contatto con quella simbologia particolare della Scuola Iniziatica che si frequenta la quale può condurre l’Iniziato a raggiungere la verità su sé stesso.
Ecco, questa è una difficoltà comune che ho riscontrato in molti ed allora ho cercato di spiegare che noi spesso confondiamo il nostro operare con certi momenti, poiché non per forza l’operatività interiore bisogna essere svolta all’interno di un tempio con altri oppure nel proprio angolino della propria casa, nella propria abitazione.
Ci sono altre possibilità di operare sfruttando la situazione che abbiamo, sfruttando questa nostra scelta di avere una famiglia.
Noi, come dicono i sufi, siamo nel mondo, ma non siamo del mondo.
Questa è una frase che ho fatto mia tanti anni fa e che secondo me ci può aiutare a capire che in effetti noi dobbiamo continuare ad interagire col mondo poiché ne facciamo parte, anche se non siamo del mondo.
Non è necessario comportarsi come i monaci dei primi secoli dopo Cristo che andavano a meditare nelle grotte: i padri del deserto.
Oppure, non è necessario essere asceti e mettersi sul pizzo della montagna, sperando di trovare quell’atmosfera, quell’ambiente giusto per andare oltre i condizionamenti, andare oltre ai demoni, per citare un termine dei padri del deserto.
Vi assicuro che anche sul pizzo della montagna noi avremmo difficoltà.
Non è il posto quello che fa la differenza. Non è dove siamo che fa la differenza, ma è come noi ci poniamo in quel momento.
Ed allora ho consigliato degli esercizi semplicissimi che poi non sono altro che quelli di ritornare ad essere presenti.
Oggi questa è una terminologia che si usa tantissimo.
Tempo fa lessi un bellissimo libro che vi consiglio: “La porta del mago” di Brizzi. C’erano spiegati degli esercizi semplicissimi.
Uno di questi era quello di ricordarsi di sé stessi quando si passava da sotto una precisa porta. Questo è un bellissimo esempio. Ci sono molti metodi per fare una cosa del genere.
Anche le varie religioni utilizzano dei momenti durante la giornata; per esempio, le chiamate alla preghiera dell’Islam o le 5 Ave Maria dei cristiani.
Sono dei momenti in cui si è chiamati a ricordarsi di Dio.
L’Iniziato può utilizzare dei momenti durante la giornata per ricordarsi di Dio e di sé stesso.
Per esempio, io utilizzo la mia sveglia del telefono in quattro momenti della giornata.
In verità in uno solo poiché questi quattro momenti della giornata non sono altro che quando mi sveglio, quando pranzo, al tramonto (che è l’unico momento in cui metto la sveglia) e prima di andare a letto. In questi quattro momenti non faccio altro che pormi in uno stato in cui sono presente.
Per semplificare l’operazione, una semplicissima pratica è quello di ascoltare il proprio respiro.
Altre cose che possono essere utilizzate è per esempio un anellino che ho comprato, che tengo al mio dito. Un anellino che gira. Ogni qual volta io giro questo anellino che da anni ormai che tengo alla mia mano, ricordo di me stesso.
L’ho consacrato, questo anellino, in un mio rituale personale con l’incenso e l’acquasanta.
Questo anello serve per ricordarmi di me stesso quando lo faccio girare, che ormai è diventata una cosa automatica.
Ecco allora che ogni momento può essere utilizzato per ricordarci di noi stessi, per ritornare ad essere presenti e quindi dominare la mente che è la prima, indispensabile cosa che l’iniziato deve fare: auto osservazione e dominio della mente.
Ed allora verrà semplice poi affrontare la giornata tipo, andare al lavoro, mettersi in macchina e fare dei chilometri ed essere presenti quando si guida. Sarà facile poi rimanere con i propri figli, poiché in quel momento possiamo essere presenti a noi stessi e non lamentarci di voler essere magari a meditare.
In questo modo stiamo compiendo due errori: uno è quello di non stare con i nostri figli, di non dedicarci a ciò che noi stessi abbiamo scelto di avere la maggior parte delle volte e poi non si sta lavorando.
Si vorrebbe essere a meditare oppure in un tempio per lavorare ed invece perdiamo l’occasione per lavorare sempre su noi stessi, rimanendo presenti.
Queste sono le pratiche del focolare domestico.
Queste sono le pratiche di chi veramente ha il desiderio di andare avanti, di conoscere sé stesso, di conoscere la Verità.
La ricerca della Verità è nella vita che noi affrontiamo tutti i giorni ed è il nostro approccio alla vita che ci rende differenti.
L’essere iniziato non significa per forza avvicinarsi ad un tempio, andare in pellegrinaggio.
L’essere iniziati è qualcosa di diverso, è un atteggiamento interiore che tu hai sempre, tutti i giorni, nella tua vita che non è più divisa tra profano e sacro. È tutta sacra la vita!
Non esiste l’esterno del tempio! Non esiste il profano!
Una volta che si sceglie di eseguire un percorso si è sempre Iniziati. Non solo all’interno del tempio, quella volta a settimana, una o due ore a praticare chissà che cosa e spesso neanche quello, perché ormai nei tempi si fa solo speculazione.
L’essere iniziati è sempre, anche quando sei con tua figlia, anche quando sei con tua moglie, anche quando si è con un genitore che ha bisogno.
L’essere Iniziati è sempre.
Ricordiamo ciò: noi abbiamo il dovere di mantenere acceso il fuoco che è dentro di noi che diventa focolare domestico quando noi accettiamo di continuare a vivere la vita che abbiamo scelto.
E allora tutto cambierà, ve lo assicuro.