Caro Fratello mio,

come già anticipatoVi ho avuto modo di prendere spunto da ciò che avete scritto. L’ho fatto per poter esprimere un concetto a me caro e che sta alla base del lavoro che siamo chiamati a fare in quanto Massoni, in quanto Uomini del Sentiero.

Forse qualcuno, nel mio modo di esprimermi, ha percepito una critica verso di Voi, ma Vi assicuro che non è a Voi che viene diretta la critica in quanto ognuno di noi segue il percorso verso il quale ha deciso di incamminarsi o, purtroppo come spesso accade, qualcun altro ha deciso di indicarci, conducendoci verso una via che non porta da nessuna parte se non quella di impedire una crescita interiore che deve divergere completamente dall’aspetto personale, individuale, egoico.

Le Vostre parole sono figlie della Vostra esperienza e chi può giudicare l’esperienza di un’altra persona? Chi può criticare la conoscenza che noi abbiamo assunto tramite la vita?

Nessuno, credo.

Tuttavia, ho ritenuto importante ed opportuno per noi tutti indicare qualcosa che va oltre l’esperienza della vita, che va oltre il concetto di moralità troppe volte reso a principio primo per l’indicazione di ciò che è giusto. L’ho ritenuto opportuno perché ultimamente, all’interno dell’Obbedienza di cui entrambi facciamo parte, sta prendendo piede il concetto di conoscenza inteso sia come culturale che come empirica, dimenticando che esiste un altro tipo di Conoscenza verso la quale noi, in quanto seguaci di una Scuola Iniziatica, dobbiamo rivolgerci. Parlo della Gnosi, ovvero quella Conoscenza che viene emanata da quell’inconcepibile Abisso che esiste oltre la Ragione umana e che per essere conquistata è necessario annullare noi stessi attraverso le operazioni che sono indicate nel simbolismo della nostra Madre ed Amante che è la Massoneria.

Comprendo benissimo che la vita spesso ci porta a considerare solo aspetti materiali e morali, ma c’è molto di più in noi. Esiste qualcosa che si trova oltre la normale percezione; l’uomo può e deve raggiungere questo qualcosa che va oltre il carattere, oltre la serenità nostra e dei nostri familiari. Relativamente a questi ultimi, dobbiamo renderci conto che non ci appartengono, così come niente ci appartiene veramente in quanto tutto cambia, tutto è impermanente. Cosa fare allora? Sicuramente continuare a combattere per la serenità nostra ed altrui, ma senza farcene condizionare e soprattutto senza negare loro la possibilità di sbagliare o di allontanarsi da noi. L’Amore non è sicuramente possessione e padronanza sulla vita altrui. L’Amore è qualcosa che va oltre tutto ciò e soprattutto deve essere incondizionato.

Tornando al nostro lavoro ed all’esperienza, grazie a Voi ho avuto la possibilità di indicare che non è sul carattere che bisogna lavorare. Su quale base dovremmo formare il nostro carattere? Qual è il “giusto ordine” di cui spesso noi stessi parliamo senza comprendere?

Il carattere fa parte di una personalità che siamo chiamati a distruggere, ma non per diventare una persona migliore sotto l’aspetto morale che ci indica un giusto ordine. Dentro l’Athanor che noi stessi siamo, dobbiamo lavorare sicuramente sul carattere e sulla personalità, ma per scoprire qualcosa che va oltre loro. La materia deve essere scomposta per trovare l’essenza. Solo dopo possiamo riformulare la materia.

Dobbiamo quindi trascendere il carattere e prima ancora la morale.

A me piace dire che il Massone deve essere amorale, ma non immorale. Con questo voglio dire che la morale, essendo il buon costume della Società condizionato dal tempo, è qualcosa che cambia e pertanto deve essere trascesa dall’Iniziato per non farsi condizionare. Allo stesso tempo però non bisogna che l’atteggiamento nostro sia improduttivo e distruttivo nei confronti della stessa Società in cui viviamo. Il Massone, così come il Sufi, è nel mondo, ma non è del mondo.

L’essere moralmente giusto può, purtroppo, essere sintomo di irrealizzazione di ciò che noi siamo veramente e quindi minare la possibilità di raggiungere un equilibrio necessario per l’elevazione.

La serenità dell’anima è qualcosa che giunge attraverso il silenzio interiore e questo si raggiunge attraverso un esercizio che sembra semplice, ma che non siamo abituati a fare: l’osservazione, la vigilanza.

Non Vi illudete di poter trovare la serenità attraverso quella tranquillità materiale che tutti noi cerchiamo attraverso il lavoro, i soldi e la famiglia. Mi dispiace, ma non la troverete.

Purtroppo, siamo continuamente soggetti a condizionamenti esteriori ed interiori che non percepiamo nel nostro normale stato di coscienza. Dobbiamo quindi cambiare questo stato per poter combattere questi condizionamenti e soprattutto chi li genera.

Guardate Voi stesso, osservateVi nel silenzio per trovare il silenzio. Solo così potrete trascendere il carattere e la morale. Solo così potrete partire dal basso, da quell’umiltà che spesso citiamo e che non conosciamo, poiché l’umiltà è qualcosa che si trova nel silenzio interiore e non nell’essere accettato moralmente dalla società come persona umile.

Solo parte di ciò che Vi sto scrivendo in questa breve lettera è stato parte dell’argomentazione trattata nel mio intervento. Dentro il Tempio ho solo espresso il parere sulla necessità di dover trascendere la morale e non lavorare sul carattere. A Voi dico qualcosa in più per l’amore che c’è verso un Fratello, ricordandoVi sempre che ciò che dice quest’uomo fa parte della sua personale esperienza e non per forza corrisponde alla Verità che egli stesso cerca.

Vi aspetto con Amore,

un T.’.F.’.A.’.

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